UN MASSAGGIO MOLTO SPECIALE
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A proposito di sperimentare nuove soluzioni contro lo stress, avete mai provato a massaggiare il vostro corpo con la forza del pensiero e poi ad abbandonarlo calmo, tranquillo, rilassato; lasciando libera la mente di vagare nello spazio della creatività e della fantasia pura?

Con un esercizio di dinamica mentale strutturato ad arte dalla Scuola di Alexander Everett ciò e' possibile.
L'esercizio ci insegna, anzitutto, a diventare consapevoli della nostra persona fisica; ci insegna ad accettarla, ad amarla; a prendercene cura con una sana attenzione che prescinda da uno sterile  controllo degli atteggiamenti esteriori e da assurde aspettative che costringono spesso il nostro corpo a nascondersi, a camuffarsi.

Poi inizia il massaggio

Cominciamo  con il sentire mentalmente l'attaccatura dei capelli; la pelle appoggiare e tirare sulla fronte.
Acquistiamo consapevolezza degli occhi e li sentiamo come due bilie rotanti nelle orbite.
Sentiamo le palpebre come dolcemente appoggiate sui nostri occhi.
Possiamo intuire, con la forza del pensiero, le nostre ciglia.

Passando alle guance, possiamo sentire la pelle appoggiare e tirare sui muscoli facciali; sentire  le nostre mascelle, prendere  consapevolezza della loro mobilità; p
Possiamo massaggiare a piacere, mentalmente, tutto il nostro viso; possiamo scendere oltre il collo, fino alle spalle; sentire
l'incavo della nostra nuca e la muscolatura armoniosa delle nostre spalle.

A questo punto possiamo acquistare consapevolezza dei nostri vestiti, sentirli mentalmente appoggiare sulle parti del nostro corpo e trasmetterci calore o freschezza.

Quindi possiamo dirigere la nostra consapevolezza al petto: sentire  i polmoni respirare in modo ritmico.
Possiamo diventare consapevoli del nostro cuore e sentirlo battere in maniera naturale.

Allora decidiamo di muoverci mentalmente lungo il corpo, fino allo stomaco e sentirlo lavorare per noi.

Possiamo poi acquistare consapevolezza mentale di ogni parte del nostro corpo, man mano che con il massaggio lo sentiamo nostro.

Possiamo scendere mentalmente alla parte inferiore del nostro corpo, al bacino, agli organi sessuali.
Prendere consapevolezza dei servizi che questi organi rendono alla nostra persona, al piacere che sono in grado di produrre per noi.

Possiamo scendere alle cosce, sentire  mentalmente la loro muscolatura.
Al ginocchio,  e prendere consapevolezza della rotula, così mobile e utile per i nostri movimenti.

Possiamo sentire le nostre gambe, prendere consapevolezza della loro ossatura; scendere fino alle caviglie, ai piedi; prendere consapevolezza delle dita dei nostri piedi, sentirne  mentalmente la nervatura; sentire  le unghie dei nostri piedi: realizzarne l'attaccatura alle dita.

Poi risalire alle braccia, ai muscoli, alle vene dove scorre il nostro sangue: sentirlo scorrere; sentire  battere il nostro polso; prendere consapevolezza delle nostre mani, ringraziarle mentalmente per i servizi che rendono alle altre parti del corpo; sentire le unghie delle dita vivere, inserite nella nostra carne.

Con questo esercizio stiamo rivolgendo attenzione al nostro essere mentale, all'intelligenza a alla mente che risiedono in ogni cellula del nostro corpo; la nostra mente e' una dimensione speciale della nostra esistenza, ma e' parte di noi; é di una sostanza molto leggera e può essere percepita attraverso i cinque sensi, quando diventiamo capaci di farli funzionare a un autentico livello soggettivo interiore: la nostra mente e' in ogni parte del nostro essere; tutto il nostro corpo fisico e' permeato e occupato dalla nostra mente.

Ora possiamo imparare, attraverso questo esercizio, a riunire in una unica energia la nostra mente e a recuperarne l'intera potenzialità creativa: iniziamo con l'acquisire consapevolezza della nostra mente nelle piante dei piedi e a immaginare  di innalzarla fuori dalle nostre estremità; poiché parte della nostra consapevolezza risiede lì e l'esercizio ci insegna ad allontanarla, riusciamo a non essere più consapevoli dei nostri piedi e a rilassarli completamente.

Poi solleviamo lentamente, con il pensiero, il nostro corpo e continuiamo ad elevare la nostra mente, per gradi, portandola verso le ginocchia, così da non essere più consapevoli del nostro corpo al di sotto delle nostre ginocchia.

Continuiamo a spingere, con la forza del pensiero, la nostra mente verso l'alto, portandola fino all'altezza della vita e ancora più su', fino al petto, tentando così di riunirla, sospingendola, attraverso il collo, fino alla testa.
Riuniamo tutta la nostra consapevolezza osservandola nella zona del cervello; solleviamo la nostra mente, con la forza del pensiero, fino al culmine della testa, direttamente nello spazio dell'aria sopra il culmine della nostra testa; mettiamo tutta la nostra consapevolezza nella mente come sospesa nel vuoto.

Adesso l'esercizio ci insegna a concentrarci e ad acquistare consapevolezza di questo spazio libero: lo spazio della creatività; ci insegna a liberare la mente dal corpo e a permettere al corpo di giacere rilassato, calmo e tranquillo, senza il controllo razionale della mente; ci insegna a vivere a pieno questo momento splendido, liberi dai condizionamenti fisici, consapevoli della nostra potenza e della nostra conquistata libertà; ci insegna a far affluire questa libertà in tutto il nostro essere e a lasciarcene invadere per sentirci più felici.

E' scontato (ma non inutile) dirvi che sul finale di questo esercizio noi siamo in grado di riprendere consapevolezza del nostro corpo: un corpo rilassato, disteso, privo di tensioni; dirvi che la nostra mente, a questo punto -appagata e tranquilla-, può ripercorrere con la fantasia  tutte le parti del nostro corpo, dalla testa fino ai piedi, scendendo dallo spazio dell'aria sopra il culmine della testa; ritornando in essa, nel cervello; continuando a scendere -attraverso il collo- lungo le spalle, fino al petto, lungo la vita, nelle cosce, nelle ginocchia, lungo le  gambe, fino ai piedi.

Così tutti siamo in grado di contare su una mente consapevole del corpo fisico, felice di essere con lui nella meravigliosa avventura della vita.

Se sperimentate, sempre intesi, mi fate  sapere.

Io ritorno.
                                                                                                   

 

                                                                                       franco marmello

 

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