Cronaca & Narrativa

I vostri figli non sono i vostri figli
Potete custodire i loro corpi,
ma non le anime loro,
perchè abitano case future
che, neppure in sogno,
potrete mai visitare...

(Gibran Kahlil Gibran)

ANDREA E IL PROFESSORE

A tutti gli adulti distratti

Andrea é un giovane perplesso e scrive i suoi timori a un adulto che gli sembra attento.

A renderlo così perplesso è la vita normale, quella che gli corre incontro e nella quale impatta ogni giorno all'improvviso.

A vent'anni non ti aspetti niente.
O ti aspetti tutto.
Certo ciò che non capisci non te lo aspettavi: non così; non sotto quella forma.
Sarà il bene?
Sarà il male?

Andrea interroga il professore.
Gli scrive e il professore risponde.

E' l'eterna favola socratica.

Come farà il professore per aiutare Andrea a individuare i criteri di valore che stanno alla base dell'agire e del pensare dell'uomo?

Se Andrea conoscerà il bene non potrà non volerlo.

Riuscirà, però, il professore a orientare -verso uno scopo utile- il desiderio di ricerca della verità di Andrea, rispettando i principi dell'etica e della deontologia?

Riuscirà a fornirgli l'aiuto necessario per tirare fuori la sua grandezza?

Come farà a guidarlo senza condizionarlo?

Il dialogo epistolare tra Andrea e il professore rischia di diventare avvincente e di risvegliare la distrazione che il mondo degli adulti ha nei confronti di Andrea e di quelli come lui.

Ogni tanto Andrea chiama babbo il professore.

27 luglio

Ca mia, o casa mia, quando mai sarai veramente ospitale e calda?
Ho sempre avuto la sensazione, professore, che le cose dovessero avvenire per caso e che si verificassero semplicemente come frutto dello scorrere del tempo e delle convenzioni sociali. Quasi come se fossi trasportato dalla corrente di un fiume calmo e tranquillo ma tremendamente noioso.

Siccome sono poco coraggioso e pigro, non ho mai voluto vedere cosa c’é oltre la riva e le cascate. Ma ultimamente, e penso in grave ritardo rispetto alla maggioranza dei miei coetanei, mi sono reso conto che LE COSE ESISTONO REALMENTE!!!!!

A volte mi sento un profondo idiota o uno schizoide che ha perso il contatto con la realtà genuina: forse negli anni sessanta i sociologici mi avrebbero messo nella categoria del popolo alienato.

Secondo me si fanno tante parole e molti ragionamenti che non sono legati alla realtà.

Quando accade un fatto di cronaca, mi capita spesso di dare giudizi e fare ipotesi prive di qualsiasi riferimento sincero a qualcosa che io posso aver sperimentato e che si avvicini al dato fatto.

Posso parlare della bellezza e della forza del discorso sul monte contenuto nel vangelo di Matteo, ma non posso parlarne sinceramente perché non ho mai provato ad amare il mio nemico, a non accumulare ricchezze. L’unica certezza è che se odio il mio nemico non sono felice: siccome odio non amo.

L’alternativa quindi si ritrova nell’opposto, in un' etica esposta da una persona che io non ho mai visto, che è vissuta duemila anni fa e di cui -da quando sono nato- qualcuno mi ha imposto l’esistenza.

Il suo messaggio è valido?
Per essere gioiosi, vivere bene?
L’unica è cercare nella storia esempi di messa in azione di quegli insegnamenti etici.

Immagino che ci siano tante persone che nell’anonimato vivono attraverso quegli insegnamenti e che li rendono vivi e reali. Ma la loro storia non mi è pervenuta. Mi è pervenuta quella di Gandhi attraverso una sua biografia.

SE UNO TI PERCUOTE SULLA GUANCIA DESTRA
PORGIGLI ANCHE L'ALTRA(Matteo 5:39).

Questo principio enunciato nel passo appena citato, nella storia moderna si ricorda con il nome di Non-Violenza .

Gandhi ci arriva dai testi sacri dell’Induismo e mette in pratica, senza speculazioni del pensiero, un agire senza violenza. E' un uomo che ha mosso moltitudini di persone, che ha gettato le basi dell’indipendenza di un paese enorme come l’india senza uccidere nessuno e senza alcuna azione di forza con armi e violenza. Intorno a se aveva molte persone che gli volevano bene; era la guida spirituale del paese.

OGGI E' ANCORA PENSABILE UNA GUIDA SPIRITUALE
SINCERA E VERA
CHE, PER PRIMA, OFFRA L'ESEMPIO AGLI ALTRI UOMINI?

Ritengo che Gandhi pensassse e agisse sinceramente, avendo una profonda consapevolezza di se stesso e del mondo in cui si trovava.

Ma per me, semplice ragazzo di 22 anni mantenuto dai genitori, è molto più semplice vivere senza mordere l'esistenza, semplicemente discutendo con te Babbo. Molto più semplice che provare a verificare con coraggio ciò che ammiro; come -per esempio- il discorso sul Monte.

Sai la fatica a non giudicare gli altri?!
Ci vuole una grande forza.
I difetti delle persone e i buchi oscuri della società in cui vivo sono facile argomento di chiacchiera , e non scalfiscono la mia persona ma la rafforzano!!!
Che cazzata...

NON GIUDICARE MA CERCARE DI COMPRENDERE GLI ALTRI
APRIRE LE PORTE ALLA COMPRENSIONE
CAPIRE, IN FONDO, CHE SI E' UOMINI TUTTI

Ma quanto è complicato, dispendioso, infinito, bello, affascinante, rischioso comprendere ...

Il comprendere sinceramente anche un solo concetto vitalizza l’essere, scaccia via le acque noiose della calma corrente. 

Che ne pensi babbo-prof. ?

 
Andrea


5 agosto

Hai ragione Andrea,

giudicare é faticoso. Per questo buon motivo l'esercizio che l'uomo sulla terra deve imparare a fare (se vuole partecipare in modo creativo alla costruzione di una nuova società) é quello di sospendere ogni tipo di giudizio e allenarsi a fare delle valutazioni intelligenti e costruttive (valutazioni potenziali che riguardino la positiva-possibile evoluzione della questione: se gli interessa la questione, naturalmente); deve allenarsi a sviluppare, nei confronti delle cose che vuole prendere con sé (ecco una spiegazione pratica di comprendere che mi piace), nei confronti di queste cose-persone-eventi che vuole capire meglio per arrivare a dare il suo piccolo ma significativo contributo nel tentare di trasformare il background (formazione culturale) in know-how (abilità tecnica; pratica); deve allenarsi a sviluppare, nei confronti di questi tipi di realtà, un pensiero critico-positivo-costruttivo che gli consenta di partecipare con successo al rinnovamento che storicamente -in ogni epoca- a un certo punto si rende necessario (l'esempio di Gandhi che fai mi sembra esaustivo).

Il giudizio, come riferisce il filosofo Aristotele, é un atto della mente che afferma qualcosa di qualcosa. Allora mi viene paura quando sono tentato di giudicare senza aver prima riflettuto molto.

Cosa ci sarà in quel momento nella mia mente?
(geni ereditari; condizionamenti; paure; gabbie ideologiche, culturali, caratteriali...)

Il senso etimologico della parola giudizio arriva dal latino iudicium che deriva da iudex-icis (giudice).

(quanti giudici per caso, sotto stress negativo, ci sono in giro...)

La logica dice che il giudizio può essere vero oppure falso, in quanto concorda o no con la realtà...

Ma qual é la realtà?
Così é se vi pare, afferma Pirandello.

Quotidianamente scopriamo -quando parliamo noi o parlano gli altri- che la forma di un giudizio é sempre affermazione...

(quante affermazioni-sentenze gratuite...)

Per S. Tommaso il giudizio é formalmente nell'intelletto e quindi esige -per essere giusto- di adeguazione alla realtà... Ma questa si chiama lettura storica ed é postuma; speriamo di arrivare in tempo!

Nell'empirismo moderno -purtroppo- il giudizio diviene puramente percettivo.
Nei primi trenta secondi della comunicazione il target-ricevente trancia un giudizio sulla questione e la prima impressione é quella che conta.

Il filosofo Kant dice che conoscere E' giudicare.
E che giudicare é, propriamente, sintetizzare i dati offerti dall'intuizione sensibile, in modo che questi costituiscano il concetto di un oggetto (ovvero riferire un concetto a un altro), in modo da costituire il mondo dell'esperienza.

Dobbiamo ricordarci che i giudizi possono essere analitici oppure sintetici:

Analitici, quando il predicato spiega il contenuto del concetto che fa da soggetto

Sintetici. quando il predicato afferma qualcosa di nuovo rispetto a quello che é contenuto nel concetto che fa da soggetto

Dobbiamo ricordarci che:

I giudizi analitici presentano un carattere di necessità logica (tutto ciò che non può essere altrimenti da quello che é), perchè indipendenti dall'esperienza personale e dunque a priori

I giudizi sintetici sono semplice registrazione di fatti, offerta dall'esperienza personale; sono privi di necessità e universalità (caratteristiche comuni con altro di rappresentativo).

Quella che io chiamo valutazione potenziale nelle prime righe di questa lettera (il tipo di giudizio che riguarda la positiva-possibile evoluzione della questione che ci interessa e che ha attratto la nostra attenzione), in termini filosofici può definirsi giudizio sintetico a priori, vero giudizio che dà vera conoscenza, dotato di necessità e universalità e che mette in contatto con la realtà positiva futura in evoluzione.

Senza disciplina (valutazione potenziale) rischiamo di diventare degli "artisti" del giudicare (filosoficamente: attività dello spirito umano nella sua funzione intellettiva di sottoporre sotto costante giudizio la realtà in genere e i prodotti dello spirito stesso in particolare; riferito a se stessi o agli altri).

Per trasformare l'attitudine comune a giudicare (trasformarla in disciplina del comporre in modo naturale valutazioni in potenza che permettano di esplorare con pensiero positivo il futuro delle situazioni che ci interessano) dobbiamo imparare a riferirci -nel valutare- ad aspetti ed elementi esterni di confronto-buono che possiamo definire parametri: grandezze, valori, requisiti, rendimenti, comportamenti che possono essere assunti come pietre di paragone positivo o criteri di giudizio.

La difficoltà, in questo esercizio, consiste nel rintracciare parametri validi.
Per questo servono background (formazione culturale) e know-how (abilità tecnica; pratica) che si trasformino -mentre cresciamo- nel nostro stile di leadership di servizio.

La società va servita (attraverso l'esercizio da parte nostra) di creatività responsabile che ognuno deve trovare dentro di sé per aiutare il mondo a girare: leadership di servizio. La validità dei parametri di valutazione da rintracciare si rappresenta attraverso la loro aderenza all'oggetto della valutazione. Un parametro é tanto più valido quanto più le sue caratteristiche sono simili a quelle della questione che ci sentiamo di valutare. Per un genitore, il figlio che risponde in modo soddisfacente alle sue aspettative non é detto rappresenti la giusta pietra di paragone per motivare l'altro figlio a fare di più e meglio. Gli esempi potrebbero continuare all'infinito, tirando in ballo mogli e mariti, aziende concorrenti, paesi stranieri, erba del vicino in genere...

Un certo discernimento logico indica, poi, che un parametro di valutazione è tanto più valido quanto più é stabilito sulla base di ciò che é ragionevole attendersi dalle persone e situazioni a cui si applica (in rapporto al fine evolutivo che ci si pone, naturalmente). Ognuno (e ogni situazione) ha i suoi tempi e l'irragionevole aspettativa di portare a casa un risultato in tempi brevi per nutrire in fretta il nostro ego uccide la motivazione a continuare con perseveranza l'esercizio di una buona leadership di servizio. Da un figlio pigro non ci si può aspettare che diventi attivo all'improvviso, solo perché ci stiamo dedicando un po' di più a lui; se però comincia ad ascoltarci (quando prima sbuffava), un primo risultato è stato ragionevolmente raggiunto. Se ci interessa la sua ulteriore evoluzione bisognerà adattarci a strategie di educazione sempre più efficaci, procedendo per tentativi intelligenti (Mr. Edison fece 10.000 esperimenti per inventare la lampadina e ogni volta la sua lettura dell'esperimento era: un errore in meno in futuro. Egli aveva una meta e lottava per raggiungerla). Semplici esempi.

Valutare in potenza vuol dire compilare il profilo futuro di ciò che ci sentiamo di giudicare; profilo che i giudizi sulle caratteristiche oggettive di questa realtà -in quel momento- non mettono interamente fuoco.

Valutare le capacità potenziali (nostre o degli altri) significa esprimere un giudizio sul valore potenziale di una realtà (fisica o ambientale), cioè sulla sua attitudine e capacità di assumere -a breve, medio o anche lungo termine- diversa fisionomia-migliore da quella attuale e quindi di progredire.

Occorre:

Valutare la capacità e possibilità dell'oggetto della nostra ricerca di progredire oltre il suo livello di performance attuale

Individuare le sue attitudini, le sue aspirazioni e le sue ambizioni

Esplorare i settori dell'universo relativo verso cui l'oggetto della nostra valutazione presenta maggiori attitudini e capacità

Ispezionare ogni altro settore in cui l'oggetto in questione potrebbe essere inserito con buone probabilità di riuscita

Localizzare le specifiche posizioni -siano esse di maggior impegno e responsabilità oppure di livello equivalente alle attuali- a cui la realtà valutata potrebbe aspirare subito e quelle invece a cui potrebbe aspirare solo dopo aver completato la propria formazione, preparazione ed esperienza 

Bell'affare, Andrea...
Dici, nella tua lettera, di aver sempre avuto la sensazione che le cose avvenissero per caso e che si verificassero semplicemente come frutto dello scorrere del tempo...
Dentro questo tempo qualcuno lavora.
Certo, se non partecipiamo, é proprio come se fossimo trasportati dalla corrente di un fiume noioso...

(per cacciare la noia occorre giocare)

Non voler vedere cosa c' é oltre la riva e le cascate, non necessariamente significa essere poco coraggiosi e pigri: il coraggio uno se lo può dare (contestando don Abbondio) e la pigrizia svanisce quando abbiamo un buon progetto per le mani.

Si, Andrea: LE COSE ESISTONO REALMENTE e appartengono anche a te.

OCCUPATENE!

In questi anni di cambiamento veloce e affannato siamo diventati tutti un po' più schizzati e abbiamo perso il contatto con la realtà genuina (bel termine, bravo!). L'alienazione dilaga e lo vediamo tutti i giorni dai giornali. Anche senza i sociologi (che comunque ringrazio) ce ne rendiamo conto tutti benissimo, purtroppo.

Tante parole e ragionamenti lontani dalla realtà...
Si chiama fuga.
Come bere per dimenticare...

Commentare la cronaca è uno sport nazionale.
Pensa a quanti giornali non meriterebbero di pubblicare...
Ma le vendite...

Provare ad amare il nostro nemico, a non accumulare ricchezze inutili (magari sulle spalle degli altri) é una provocazione buona da parte di Matteo che punta alla luna (il massimo del risultato) nel cercare di educarci all'amore e all'equità ben sapendo che qualcuno dei provocati colpirà -al massimo- l'aquila (é già qualcosa). Ma lui ci crede e ci prova. Grande esempio...

E poi l'odio -lo dici tu- non rende felici.
Neppure quello contro il tuo nemico.
Allora l'amore paga.
L'etica esposta duemila anni fa circa è una strada suggerita più che imposta.
Ne va bene anche un'altra.
Sceglila tu la strada giusta.
Purché il cimento nel percorrerla ti fortifichi.
Anche l'amore é un esercizio...

Siamo gioiosi quando vinciamo su noi stessi!
Quando i segni della nostra crescita sono palesi (anche i piccoli passi).

Hai ancora ragione tu: cercare nella storia esempi etici...
Vale più l'esempio della parola.
E socrate predica: val più una cosa da sé scoperta, che cento dette da altri...
Innamorarci dell'esempio ci porta a sperimentare.

La storia ci fa pervenire solo gli esempi eclatanti, d'accordo.
Bisogna sfruttarli...
L'emulazione deve sconfiggere l'invidia.

Anche vicino a noi ci sono esempi (come tu sottolinei).
Ma ce ne possiamo accorgere solo se ripuliamo la mente da odio, invidia, gelosia, avidità e cinismo.

Ricordi...?!

Quella di Gandhi é una bella storia.
E' pervenuta e va indagata.
Egli arriva dall'induismo, come tu osservi.
Ma soccorre e implementa benissimo il messaggio di Cristo.
Perché (bravo che l'hai sottolineato) agisce senza speculazioni del pensiero.
Il Mahatma Gandhi é un esempio della potenza della fiducia.
In lui troviamo uno dei maggiori esempi delle enormi possibilità di questo elemento della chimica mentale corrente a disposizione di chiunque (la fiducia); in lui troviamo uno dei maggiori esempi che il mondo abbia mai avuto.

Gandhi riuscì ad avere più potenza latente di qualsiasi altro uomo vissuto nel suo periodo. E questo malgrado non avesse nessuno dei mezzi ortodossi della potenza quali denaro e navi da battaglia (nemmeno la rete Telecom per comunicare agli altri la sua fede). Non aveva un abito, eppure aveva la potenza. Come riuscì ad avere questa potenza? La creò grazie al principio della fiducia, del credo, grazie alla sua abilità nel trasmettere questa forza nelle menti di duecento milioni di persone, ottenendo così lo straordinario effetto di fare entrare in cooperazione duecento milioni di cervelli e farli muovere all'unisono, come una unica anima.

Quale altra forza sulla terra, oltre alla fiducia, potrebbe fare altrettanto?!
E Tutto senza violenza...!
Come tu sottolinei.
Aveva molte persone intorno che gli volevano bene.
Ecco la chiave, Andrea.
Anche i nemici lo stimavano.
Per questo era riconosciuto il suo ruolo -guida.

Oggi é possibile?
Tu chiedi...

L'esempio riguarda ognuno.
Come il fratello Mandela (ancora in mezzo a noi in questo mondo) spiega: la forza è nel singolo... L'elefante, all'orizzonte, sembra grande: ma una fettina al giorno (se ci piace la carne di elefante, naturalmente) possiamo mangiarcelo tutto. Una fettina al giorno per uno, per ognuno di noi,però; perché l'unione -oggi più che mai- fa la forza...

Comincia a credere, Andrea. A pensare ed agire sinceramente, cercando di avere -come Gandhi, Mandela e chissà quanti altri (sconosciuti ma non meno bravi a tener duro)- profonda consapevolezza di te stesso e del mondo in cui ti trovi. Perché loro si e tu no?!

Avere 22 anni ed essere "mantenuto" dai genitori (che brutto termine) non é un deterrente ai fini di iniziare a mordere la vita (che bel termine) come ti spetta ti diritto e di dovere. E' un momento di preparazione. I tuoi genitori sono per te, in questo momento, trainer e impresari. Se vuoi ci sono anch'io.

Vedi di ricompensarci...!
A ben rileggerti.

il babbo-prof

P.S. - Ricordiamoci di pranzare una volta insieme in questi giorni.
Condividere il cibo oltre ai pensieri, antropologicamente, è buono

 

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